Gli inquietanti contorni di un Comune imprenditore, impresario, speculatore finanziario, che ha operato sul mercato immobiliare e finanziario come un soggetto privato tra soggetti privati, utilizzando però danaro pubblico e piegando norme di legge all'indirizzo dell'interesse privato, hanno improntato di sé l'intero sviluppo economico- produttivo, sociale, culturale della città.
Parma è stata trasformata in un gigantesco mercato, per sostenere il quale sono state create bolle immobiliari, fatti lievitare prezzi e valori delle aree e degli affitti, scelti i partner economici, agito sulla leva finanziaria e immobiliare, speculato sul mercato finanziario dei titoli derivati, accumulato in investimenti azzardati e al buio debiti ingentissimi, che, accordati con incredibile disinvoltura da banche compiacenti, senza le sufficienti garanzie, sono lievitati esponenzialmente, facendo saltare in aria un sistema di governo delinquenziale.
A fronte di tutto questo è crollato il comparto dell'edilizia, con la drammatica perdita di posti di lavoro, la crisi rischia quindi di investire anche settori strategici dell'economia locale, dal comparto metalmeccanico a quello agro alimentare sino a quello dell'artigianato e del commercio. La bolla immobiliare e l'espansione incontrollata della città, realizzata in modo scellerato a scapito di un equilibrio ambientale e della stessa identità urbana, non ha però, paradossalmente, fornito una risposta efficace al tema della casa a prezzi accessibili per tutti: gli affitti sono ancora tra i più alti e le procedure di sfratto e di mobilità sono in preoccupante aumento.
Le borie dei nostri amministratori- imprenditori sono tutte dentro una comunità ferita, disorientata, lacerata, alle prese con il difficile compito di sopravvivere all'incalzare di un attacco senza precedenti alle condizioni di vita e di lavoro.
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